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Archive for novembre 2009

E’ arrivato l’autunno

E’ ufficialmente iniziato, purtroppo. Giornata grigia, piovosa, umida. Che palle! Si sa, detesto questo tempo.

Se per di più c’è nel fine settimana…

Ieri giornata passata a fare lavori di casa. Non la mia, che ancora non ho (astenersi da commenti ironici e simili, please),  ma la casa dove sono cresciuto.

Tra le altre cose c’erano da fare un po’ di collegamenti elettrici.

Adesso, è risaputo che io con l’elettrotecnica non ci sono mai andato troppo d’accordo. Quando poi si tratta di lavorare in posizioni e posti scomodi, mi girano ancora di più del solito. Comunque, dopo varie imprecazioni, ho fatto tutti i collegamenti necessari e tutto funziona. Ci sono piccole cose da sistemare ma le farò in settimana, visto che stamattina mi ci sono messo e ho preso una bella scossa. Così, tanto per gradire.

Avrei potuto chiamare l’amico ferrato in materia, ma è in vacanza con la moglie alle Maldive. Prendete un po’ di sole anche per me.

Dopo aver letto le peripezie dell’amico Carmine (vedi link a lato), ho potuto constatare che un po’ dappertutto le cose vanno allo stesso modo. Ossia il capo sbraita, strepita, si incazza, fa casini, e poi tu devi risolverli. Dopo averlo fatto, magari ti senti pure la critica per come hai gestito la situazione (che al capo di turno non va nominata neanche con metafora).

Questa settimana è stata dura per la pazienza. Con la nausea che saliva al vedere certe scene tragicomiche, se non fosse che ne fai parte. Mi sa che l’ufficio dove lavoro viene visto come la discarica. Quello che gli altri non vogliono fare arriva a noi, anche se poi ci dicono che non dobbiamo farlo. Mah!

Il capo che passa ore a spiegare a una persona cose che dovrebbe, se non altro dopo decenni di lavoro, avere appreso per averle viste migliaia di volte. Se noi dell’ufficio facciamo la minima domanda, se va bene siamo rompicoglioni…

Vabbè, non è il momento di colpi di testa (cioè adesso niente testate).

Evitiamo quindi di fare domande.

Intanto fuori continua a piovere…

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Cosa succede

Non ho pubblicato alcuni commenti al post precedente, perchè venivano da  persone a cui voglio davvero tanto bene e da cui so di riceverne altrettanto.

Visto che so che il blog viene letto da diverse persone, alcune di queste voglio tenerle “nascoste”.

Non c’è niente di cui preoccuparsi per me. E’ solo un po’ di cattivo umore e qualche pensiero che mi fa stare sveglio.

Dovendo descrivere il mio carattere, posso dire che per me è facile entrare in contatto con gli altri. Qualcuno mi dice che io sono in grado di parlare (e farmi rispondere) anche con i muri.

Tuttavia non mi è mai piaciuto parlare di me, dei mei affari e dei miei (eventuali) problemi con chicchessia.  I pochi che mi conoscono bene sanno che io ripeto spesso che “I fatti miei li sappiamo io e Pietro, e siamo già in troppi a saperli”.

Perchè? Perchè di fondo non mi va di sentire giudizi. A volte non ci sono, ma altre si. Quindi, quando voglio un’opinione su qualcosa, la chiedo, altrimenti tendo a risolvere le mie cose da solo.

Tornando al post di prima, ripeto che non c’è da preoccuparsi per me. La salute (per quanto ne so) va bene, il lavoro c’è e quanto al resto, riguarda il voler bene a qualcuno (come era già chiaro) ed essere preoccupato che le mie azioni non sortiscano l’effetto contrario a quello voluto.

Mi dispiace aver fatto preoccupare qualcuno, davvero, in particolare le due persone di cui parlavo all’inizio.

Il sole oggi è tornato, forse un po’ pallido, ma è tornato. E il mio umore è migliorato un po’.

Devo cercare di non contribuire al ritorno delle nuvole e della pioggia.

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Fuori piove

E’ notte. Sono le 3.23 del mattino quando comincio a scrivere. Fuori piove e io non riesco a dormire.

Preoccupazione e inquietudine mi tengono sveglio.

Sapevo che sarebbe successo. Ciò nonostante, non è stato possibile evitarlo.

Più tardi vedrò di provare a risolvere quello che spero sia solo un piccolo disguido. Spero di riuscirci, senza fare altra confusione. Ho già fatto abbastanza casino.

Soffro questo tempo, per tanti motivi. Tra le altre cose lo sento nelle ossa, che mi fanno male.

Ma soprattutto influisce sul mio umore. Perchè è così basso? Conosco la risposta e il fatto di saperlo non lo fa salire, anzi.

Sfogarmi…non riesco a fare neanche quello. Con chi, poi? Non voglio sentire qualcuno che mi dice “devi fare questo, quello, ecc.”.

Sentirsi soli in mezzo a centinaia di persone. Avere tutto, lavoro, famiglia, amici, essere quindi fortunati, ma non essere soddisfatti. Cercare di essere “utili”  in qualche modo. Combinando invece pasticci, che generano l’effetto contrario a quello voluto.

Sento su di me lo sguardo di disapprovazione di qualcuno, che non condivide quello che faccio. Alcuni me lo hanno anche detto. Non provo a spiegare, sento che non capirebbero. Lo so, perchè ho provato.

La verità è che ho paura. Paura che quello che faccio possa ferire ulteriormente, mentre vorrei aiutare.

E’ difficile continuare a vedere il bicchiere mezzo pieno, perchè il buco sul fondo lo svuota velocemente.

Ho bisogno del sole.

La stella, ma non solo quella. Ciò che per alcuni è buio, per me è un faro, di cui ho necessità.

Devo fare attenzione a non spegnerlo, perchè la luce è già fioca di suo. E’ questa la paura. Paura di essere quel soffio che spegne quella fiammella che fatica, tanto, tantissimo, per stare accesa.

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